venerdì 8 febbraio 2013

Terapia psicoanalitica delle malattie depressive

Davide Lopez e Loretta Zorzi
Terapia psicoanalitica delle malattie depressive
Raffaello Cortina Editore - Milano, 2003



Quarta di copertina
Un modello di terapiache tende a far prevalere la consapevolezza del paziente sulle istanze portatrici dell'istinto di morte.

Seconda di copertina
Momento di rottura, vero e proprio crollo narcisistico che sgretola la corazza caratteriale, la depressione è il luogo in cui lo psicoanalista incontra, più che altrove, il dolore e l'odio, la colpa e il lutto.
Muovendo dall'idea della depressione come essenza della crisi esistenziale dell'era contemporanea, gli autori delineano un modello di terapia che tende a far prevalere la consapevolezza del paziente sulle istanze portatrici dell'istinto di morte, mettendo in questione la tradizione psicopatologica non solo rispetto alla depressione ma anche rispetto all'intera concezione della cura.
La psicoanalisi classica, dominata dalla teoria dell'istinto di morte, ha accentuato il senso di colpa dei pazienti depressi, spingendoli verso una "riparazione" che Lopez e Zorzi disvelano come vero e proprio masochismo. La psicoanalisi attuale ha semplicemente rovesciato l'impostazione classica, senza perderne la tonalità depressiva. Fra queste correnti la posizione degli autori segue la "via di mezzo", armonizzando le istanze più costruttive della psicoanalisi in una teoria della tensione relazionale. Tale teoria implica il superamento del dominio degli oggetti esterni e interni da un lato e delle pretese narcisistiche dell'Io-Sé dall'altro, in modo da pervenire a un equilibrio relazionale dell'Io-Sé con gli oggetti interni ed esterni.




Prefazione
A distanza di dodici anni dall'uscita del libro Dalla depressione al sorgere della persona (Lopez, Zorzi, 1990) abbiamo sentito l'esigenza di rinnovarlo, di eliminare le parti meno valide e quelle desuete, di ampliarne la concezione e, infine, di migliorarne la forma. E, soprattutto, la struttura è stata perfezionata, nella misura in cui il Sé narcisistico, assimilabile al Sé luciferino, ha assunto il ruolo che gli spetta, come agente principale (Lucifero, principe di questo mondo) della malattia depressiva, e non solo di essa. Sé luciferino è la nostra definizione del Super-io sadico arcaico introiettato, risultato della relazione precoce con i genitori. Esso, nella dialettica perversa con un Ideale dell'Io grandioso megalomanico affermatosi nell'adolescenza, istituisce il circolo vizioso maniaco-depressivo. Se si osserva in profondità l'insieme delle forme patologiche, unipolari e bipolari, si comprende che il sentimento vitale viene o imprigionato, sterilizzato e sequestrato, nella depressione, oppure esaltato a dismisura nella mania e, in modo alquanto attenuato, nell'ipomania - in questi due ultimi casi il fattore patogeno principale è l'Ideal du moi grandioso messo in luce soprattutto dagli psicoanalisti francesi.
    Il libro è stato concepito fin dall'inizio come un dialogo con i diversi autori che da Freud in poi si sono occupati della malattia depressiva. Mancava, tuttavia, nella prima stesura, il confronto con psicoanalisti, come ad esempio Bollas e Bergeret, che a nostro avviso sono coloro che in quest'epoca, in cui si è manifestata "la crisi della psicoanalisi", si sono sforzati, insieme a non molti altri, di risistemare le fondamenta stesse del nostro sapere (specialmente Bergeret), e di ampliare la comprensione psicopatologica di entità così sfuggenti come ad esempio l'isteria (Bollas). E, però, vero che malgrado l'estensione e la profondità delle sue ricerche, sfugge a Bollas proprio la comprensione del significato essenziale dell'isteria, quello della scissione in due stati di coscienza collaterali, uno che permane in una condizione non dissimile dal normale e un altro specificamente e squisitamente isterico, dove l'individuo soggiorna temporaneamente per soddisfare in buona coscienza impulsi e desideri altrimenti proibiti e rimossi. Il confronto con Bollas avviene sul piano della comprensione della malattia depressiva, come il lettore potrà vedere nel paragrafo La ricostruzione della mente nell'ultimo capitolo di questo libro, dove Lopez osserva che lo psicoanalista inglese arriva a dichiarare un certo smarrimento dinanzi all'incalzare dei pensieri autodistruttivi di un caso di depressione abbastanza grave da lui trattato. Lo smarrimento è dovuto proprio al non riconoscimento del fattore generativo della depressione che è il Sé luciferino.
    Un'analoga assenza di comprensione si evidenzia anche in Bergeret per quanto attiene all'isteria. Il confronto con questo autore, del quale noi riconosciamo l'insostituibile valore, come sistematore nosologico delle diverse entità morbose, dalla nevrosi alla psicosi e, soprattutto, degli stati limite, altrimenti definiti borderline, avviene nel corso dell'ultima parte. del libro e precisamente nel capitolo critico-sintetico sullo psicoanalista francese, dove diviene evidente che la mancanza della cognizione in Bergeret del continuo gioco dei doppi ruoli, limita, secondo il nostro vertice di osservazione, le potenzialità terapeutiche di questo valido psicoanalista. Nei tre casi clinici, trattati e illustrati da Zorzi, di depressione minore sovrappostasi a una struttura caratteriale istero-schizoide, viene esemplificato proprio l'aspetto dinamico-relazionale delle stratificazioni caratteriali, alla luce dell'analisi del gioco dei doppi ruoli e del conflitto mimetico.
    Inoltre, Bergeret nomina la genitalità, ma non ne parla mai e, nella misura in cui in lui essa è quasi indistinguibile dall'edipo, non viene affermata nella sua essenza specifica. Questa considerazione conduce a un concetto per noi vitale e al quale invitiamo il lettore a prestare costante attenzione. Per anni Lopez si è dedicato a sviluppare la costruzione di modelli di sanità e, specificamente, del modello da lui definito genital-personale, più di quanto sia stato attratto dalla patologia. Ciò non significa che abbia trascurato la clinica, a cui si è dedicato per oltre cinquant'anni. Ma, senza il modello che attrae a sé, come stella polare, lo sviluppo libidico-emotivo degli umani, parafrasando Kant - le esperienze senza i concetti sono cieche, i concetti senza le esperienze sono vuoti -, tutto il sapere psicopatologico di un Bion, ad esempio, e in generale degli psicoanalisti, si imbatte nel muro del silenzio della parola. Cosa c'è oltre il conflitto edipico? Questo libro vuole indicare e svelare la via oltre l'edipo, dove si estende il grande continente della genitalità e della persona.